53 | Joyicity. Joyce con MacLuhan e Lacan
2012-2013
Edizione:
Napoli, d’if, 2013.
http://www.edizionidif.it/archives/000430.html
RAI Scuola – Il Vico legge Joyce
http://www.raiscuola.rai.it/articoli/gap-speciali-il-vico-legge-joyce/20357/default.aspx
Indice
Avvertenza e siglario
Una macchia d’inchiostro
Un afflusso di sangue
Un moto di marea
Un gorgo di corrente
Un fluire di fiume
Un ristagno di vita
Coda. L’uomo con la macchina da prosa
Conversazione bibliografica
Quarta di copertina
Che cosa ha intravisto James Joyce di perverso e minaccioso nel sistema letterario, e giusto nel lasso di tempo in cui, supportato da mezzi ben più pervasivi, ricadeva come una pellicola sul mondo? Qualcosa vi avrà scorto per davvero di pericoloso, se lo indusse a sottoporre le sue opere alla spettacolare torsione che le avrebbe sottratte alla letteratura, e ai suoi sempre più insensati riti di comunione. È innegabile che le date estreme dei suoi capolavori, il 1914 dell’inizio della stesura dello Ulysses e il 1939 della pubblicazione del Finnegans Wake, inquadrino con sconcertante tempismo gli anni più roventi del prolungato trauma novecentesco. Così come appare evidente che gli autori che con vari livelli di consapevolezza si sono all’indomani del secondo conflitto confrontati con la sua opera, in una curva sinusoidale che da Beckett giunge fino a Pynchon (e comprende fra gli altri il Gadda del Pasticciaccio e il Nabokov di Lolita), abbiano tutti proseguito una riflessione senza accondiscendenze sull’immaginario, e sui suoi effetti persino più devastanti della guerra. Eppure colpisce la circostanza che, a fronte della grande attenzione critica che continua a destare (ma non in Italia) l’opera di Joyce, si sia poco studiata la sua incidenza sullo sviluppo di due dei più significativi e influenti nuclei di pensiero del secondo Novecento, fra loro fra l’altro ben poco omogenei. Le sempre più penetranti riflessioni sui media di Marshall McLuhan, e l’imponente lavoro di rifondazione della psicanalisi svolto da Jacques Lacan, in un arco temporale che in entrambi i casi va dagli anni Cinquanta al 1981, affondano difatti dichiaratamente le loro radici nel magistero joyciano, e nella questione sull’immaginario che continua a porre. Questo saggio, inseguendo la parabola con cui la joyicity fuoriesce dal sistema letterario, e indagando sulle conseguenze dell’opera di Joyce sulle ricerche di McLuhan e Lacan, viene dunque a colmare una vistosa lacuna tipologico-culturale, e a rilanciare con forza in Italia, nel momento in cui si assiste a una fioritura di nuove traduzioni dello Ulysses, l’opera del più grande artefice del Novecento.
Conversazione con Federico Francucci su Joyicity (2013)
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